Jacopo Acciaiuoli
a Vespasiano salute.
Optime Vir et amice carissime, scripsiti ne' giorni passati,
et al presente quanto ti possa dire delle cose di qua è
questo. Trovasi qui in campo col Re
il Conte Orso,
il nipote del Papa Giovanni
Bonconte, et infra due dì ci s'attende il Signor
Roberto et il Conte
di Fondi. Hieri levammo campo et venimmo qui
ad Arnone, et domani passeremo Vulturno et saremo nel terreno
del Principe di
Rossano. Il Signore Alexandro
die' il guasto a Nocera et cosi ci pensiamo oggi l'abbi dato
a Sansovieri, optima cosa per noi, et il Duca
Primogenito se n'è ito in Calavria. Non
altro. Alla giornata arai mie lettere.
Raccomanderà<i>mi a Piero se
è tornato da Roma; et così a Donato,
il quale intendo essere de' nostri Magnifici.
Anchora ti priegho mi raccomandi a messer Giovanni
Argiropolo et a tutta l'Accademia.
Vespasiano mio, non credessi che
alchuno tuo facto potessi mettere in oblivione, imperoché non
è mia natura et con teco arei il torto. Ma sappi che di questi
trentasei giorni che sono di qua, vix ne sono stato uno non habbi
mutato luogho. Ma tanto habbi per certo che tutto quello desideri
et anchora più harà presto ricapito et con honor di te, in modo
che non cederai alla ostentatione d'alchuno angioino, et conoscerai
l'amore et la diligentia mia in verso di te.
Datum ex Regijs Castris apud Arnonem, die 2 junij 1463.
Post scriptam. Il Signore Segretario
Primo apresso della Maestà del Re,
come intenderai per questa sua interchiusa, vorrebbe uno Plinio.
Preghoti usi quella diligentia quale merita tale huomo. Et per
Filippo Strozzi
ti sarà costi rimessi e denari, ma non vorrebbe passare e 60
ducati, et a Filippo
ho scripto a Napoli che con questa ti mandi una sua per lo facto
del denaro.
Ne' dì passati ricev<e>i la tua de' 29 d'aprile et oggi
ho questa de' dua del passato. Intendo quanto di' del cianciare
che fanno certi huomini non vo' dire come facti. Ma di loro si
sentirà parole, et di noi spero in Dio facti assai. Vespasiano
mio, qui è uno caldo che mi fa ricordare del frescho è in Sancta
Liberata, et chosi de' bruschi imbottai nella volta mia. Et ricordomi
di più d'una cosa. Tamen mi tengho contento, et
forsitan hec olim meminisse iuvabit.
Non altro. Come punto ci posassimo, chosì farei spacciare il
facto tuo, che invero stando a chavallo ad simil
cosa non si può dare ricapito. Ma sarai contento a doppio, forse
più che non aspecti: che hai procuratore ad corte al quale è prestato
fede. Bene vale.