Illustrissime Princeps
et Excellentissime Domine,
post humilem recomendationem premissam etc.
Io non ho scripto alla Signioria
Vostra già è più tempo,
solo vedendovi in tante occupationi della spugnation
di Otranto. Hora poi è piaciuto al clementissimo
Idio d'havervi data tanta victoria, si può dire questa
victoria non solo essere della Maestà del Re
et della Signioria
Vostra, ma di tutti i Christiani, ché
l'offesa era universale e non particolare: però tutti
i Christiani se ne doverebbono rallegrare di tanto beneficio
ricevuto. In questa città non si poteva fare magiore
allegreza che s'è fatta universalmente per tutta la città
con suoni et lumi et processioni al clementissimo Idio di tanto
beneficio ricevuto. Et tanto più si stima questo caso,
quanto egli è giudicio universale di tutti gli intendenti
che non solo al tempo de' moderni, ma degli antichi, non fusse
fatta mai la più degna difesa di questa, né la
più potente offesa. Perché se la
Signioria
Vostra considera qual fu l'offesa di
Numantia et qual fu la difesa loro, dove i Romani stettono tanto
tempo a campo, non v'era bombarde né spingarde né
scopette né molte spetie di strumenti bellici che furono
in cotesta città, et Numantia non l'acquistorono se non
quando quegli della terra vollono. El simile si può dire
di Sagunto, due espugnationi sì famose. Né i Greci
mai ne hebbeno igniuna simile a questa, perché vedete
Alexandro Magno, secondo che scrive Quinto Curtio, che trovandosi
a campo a una terra, si gittò delle mura nella terra
propria dove non era ripari né cosa alcuna. Come si vede
delli moderni de' tempi nostri, el Duca
Francesco andò a campo a Gradara con
potentissimo exercito, et dopo più mesi che vi stette
se ne levò con vergogna, et non l'acquistò; et
non fu difeso nella forma che è stato difeso Otranto.
Potrebbesi dire di Verona quando il Duca
Filippo l'acquistò et che Nicolò
Piccino vi entrò dentro, che lo fe' senza
alcuna dfficultà, dove non fu ferito né morto
persona.
Vennevi poi il Duca
Francesco, et non havendo Duca
Filippo mandato soccorso a Nicolò
Piccino, disperandosi et lui et quelli della
terra, misono dentro el Duca
Francesco, et senza cavare spada di guaina la
raquistò. Ecci l'acquisto di Brescia
fatto pel Conte
Carimignola: dopo lunghissimo assedio l'acquistò,
ma non con tanta difficultà quanto ha acquistato la Signioria
Vostra Andò il Duca
Francesco a campo a Milano,
dove era uno governo senza ordine igniuno, et ivi stette più
tempo; dipoi nel tempo che lui era in tutto disperato, et non
gli parea poterlo acquistare et diterminava levarsi da campo,
trovandosi in grandissimo disordine di danari et de ogni cosa
et di questo n'haveva scripto lettere qui in Firenze, le quali
ci sono i Melanesi di poi senza governo et senza ordine igniuno,
per la superbia de' Venetiani che non vollono pigliare delle
terre di Lombardia con le conditioni l'haveva el Duca
Filippo, disperatisi i Melanesi perché
i Venetiani gli havevano abandonati et non gli provedeano né
di vettovaglia né di nulla, et eravi la fame grandissima;
et tutto facevano questo i Venetiani, credendosi havergli condotti
in luogo che fossino necessitati a darsi loro, et egli v'errorono,
perché come disperati, quando el Duca
Francesco era in tutto disperato della speranza
d'haverla, lo chiamorno dentro et sì gliel dettono. Siché
questa terra l'hebbe senza difficultà alcuna.
Se sarà chi scriva questa expugnatione nel modo che ella
è stata, et la difficultà è suto acquistarla,
et la difesa ha fatta la
Signioria
Vostra et l'offesa de' nimici, et sarà scripta
nel modo proprio che l'è, non sara inferiore né
a' fatti degli antichi, né a que' de' moderni, facendo
comparatione di questa a' fatti loro, come è detto.
Resta la Signioria
Vostra
in grandisima gloria et riputatione, oltra al bene universale
ne seguirà, perché si può dire questo essere
fatto proprio per virtù et prudentia della
Signioria
Vostra, che non havete perdonato né a fatiche
né a disagi, et mettere la persona vostra più
volte a pericolo della propria vita. Io, come servidore della
Signioria
Vostra,
questo medesimo ch'io ho scritto, l'ho detto et dirò
in più luoghi; et come servidore di
Vostra Illustrissima
Signioria
me ne sono tanto rallegrato, quanto di cosa habbi udita già
lunghissimo tempo; et così credo habbino facto tutti
i vostri servidori, per l'honore et reputatione ne segue alla
Signioria
Vostra,
alla quale quanto più posso mi racomando.
In Firenze, adì
19 di settembre 1481.
Vestre Illustrissime Dominationis Servus Vespasiano di Filippo
[a tergo]
Illustrissimo et Excellentissimo Domino, Domino Alfonso Primogenito
et Illustrissimo Duci Calabrie, maiori suo singularissimo.