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  • Sender:Jacopo Acciaiuoli
  • Place:Accampamento Aragonese
  • Date:1463
  • Source:BMLF

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23 - Jacopo Acciaiuoli a Vespasiano.
Accampamento aragonese, 2 giugno 1463.

Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 90 sup. 30, ff. 26v-28v.


Ed. Bandini, V, col. 365; Frati, pp. 351-352; Ed. Cagni, pp. 147-148.



Firenze, Bibl. Medic. Laur., Plut. 90 sup. 30, ff. 26v-27r Jacopo Acciaiuoli a Vespasiano salute.
Optime Vir et amice carissime, scripsiti ne' giorni passati, et al presente quanto ti possa dire delle cose di qua è questo. Trovasi qui in campo col Re il Conte Orso, il nipote del Papa Giovanni Bonconte, et infra due dì ci s'attende il Signor Roberto et il Conte di Fondi. Hieri levammo campo et venimmo qui ad Arnone, et domani passeremo Vulturno et saremo nel terreno del Principe di Rossano. Il Signore Alexandro die' il guasto a Nocera et cosi ci pensiamo oggi l'abbi dato a Sansovieri, optima cosa per noi, et il Duca Primogenito se n'è ito in Calavria. Non altro. Alla giornata arai mie lettere.
Raccomanderà<i>mi a Piero se è tornato da Roma; et così a Donato, il quale intendo essere de' nostri Magnifici. Anchora ti priegho mi raccomandi a messer Giovanni Argiropolo et a tutta l'Accademia.

Firenze, Bibl. Medic. Laur., Plut. 90 sup. 30, ff. 27v-28r Vespasiano mio, non credessi che alchuno tuo facto potessi mettere in oblivione, imperoché non è mia natura et con teco arei il torto. Ma sappi che di questi trentasei giorni che sono di qua, vix ne sono stato uno non habbi mutato luogho. Ma tanto habbi per certo che tutto quello desideri et anchora più harà presto ricapito et con honor di te, in modo che non cederai alla ostentatione d'alchuno angioino, et conoscerai l'amore et la diligentia mia in verso di te.
Datum ex Regijs Castris apud Arnonem, die 2 junij 1463.


Post scriptam. Il Signore Segretario Primo apresso della Maestà del Re, come intenderai per questa sua interchiusa, vorrebbe uno Plinio. Preghoti usi quella diligentia quale merita tale huomo. Et per Filippo Strozzi ti sarà costi rimessi e denari, ma non vorrebbe passare e 60 ducati, et a Filippo ho scripto a Napoli che con questa ti mandi una sua per lo facto del denaro.
Ne' dì passati ricev<e>i la tua de' 29 d'aprile et oggi ho questa de' dua del passato. Intendo quanto di' del cianciare che fanno certi huomini non vo' dire come facti. Ma di loro si sentirà parole, et di noi spero in Dio facti assai. Vespasiano mio, qui è uno caldo che mi fa ricordare del frescho è in Sancta Liberata, et chosi de' bruschi imbottai nella volta mia. Et ricordomi di più d'una cosa. Tamen mi tengho contento, et forsitan hec olim meminisse iuvabit.

Firenze, Bibl. Medic. Laur., Plut. 90 sup. 30, ff. 28v-29rNon altro. Come punto ci posassimo, chosì farei spacciare il facto tuo, che invero stando a chavallo ad simil cosa non si può dare ricapito. Ma sarai contento a doppio, forse più che non aspecti: che hai procuratore ad corte al quale è prestato fede. Bene vale.

  • Jacopo Acciaiuoli

    Jacopo di Agnolo Acciaiuoli, cugino di Donato (cfr. lettera 1) e di Piero (cfr. lettera 22), nel 1463 dovette prendere la via dell'esilio col padre, quando costui cadde in disgrazia di Cosimo de' Medici, e andò a prestare i suoi servigi nell'esercito aragonese, allora in campagna contro Giovanni d'Angiò e i due ribelli Principi di Rossano e di Taranto (cfr. anche lettera 22). Pur essendo stato riconosciuto dal Papa Pio II e favorito da Francesco Sforza, Ferdinando d'Aragona aveva molti oppositori nel regno. Tra questi, appunto, Giovanni Antonio Orsini, principe di Taranto e Marino Marzano (cfr. infra nel testo e in nota).

  • "Re"

    Ferdinando I d'Aragona (cfr. lettera 27), al servizio del quale si trovava l'Acciaiuoli, ambasciatore fiorentino.

  • "Conte Orso"

    Orso di Gentile Orsini (Dizionario Biografico Treccani).

  • "Conte di Fondi"

    Gaetano Onorato (Giannone, vol. III, p. 379).

  • "Principe di Rossano"

    Marino Marzano, principe di Rossano e duca di Sessa.

  • "Alexandro"

    Alessandro Sforza, signore di Pesaro, capitano delle milizie aragonesi (cfr. lettera 31).

  • "Duca Primogenito"

    Alfonso d'Aragona, duca di Calabria, figlio di Ferdinando (cfr. lettera 30 e lettera 37).

  • "Piero" ... "Donato" ... "Magnifici"

    Piero e Donato, fratelli, cugini di Jacopo. Donato Acciaiuoli fu dei Priori (chiamati appunto "Magnifici") nel bimestre maggio giugno 1463.

  • "Giovanni Argiropolo ... Accademia"

    Giovanni Argiropulo, uno dei personaggi più autorevoli per la ricezione della cultura greca nell'età di Cosimo de' Medici, divenne professore di greco nello Studio fiorentino, dove rimase dal 1457 al 1471 e poi dal 1477 al 1481. Donato Acciaiuoli e Vespasiano furono fra i fautori, assieme ad altri intellettuali, della venuta dell'Argiropulo in Firenze e della successiva nomina allo Studio fiorentino nel 1457.

  • "Segretario Primo"

    Antonello Petrucci d'Aversa, segretario di re Ferdinando I, del quale Vespasiano ha tracciato una perduta biografia (cfr. lettera 39).

  • "Plinio"

    Si tratta quasi certamente del manoscritto pliniano London British Library Add. 11994 che reca lo stemma del Petrucci. Cfr. De la Mare, Mss of Livy, p. 192, n. 43 e Ead, New research, App. III, n. 45.

  • "Filippo Strozzi"

    Filippo Strozzi, banchiere fiorentino, dichiarato esule dai fiorentini nel 1451, si era trasferito a Napoli, divenendo confidente di Ferdinando I d'Aragona e del figlio Alfonso, che aiutò, anche economicamente, nella guerra contro i baroni. A lui Vespasiano dedicò il proemio "nel comentario della vita di messer Palla, di messere Marcello, Matheo et Benedecto delli Strozi" (Vite, p. 972 [II, 429]).

  • "il facto tuo"

    Si parla, in questa lettera, di interessi di Vespasiano, che ritornano anche nella lettera successiva ("harai ricevuto il tuo privilegio"). Vespasiano aveva chiesto l'appoggio dell'Acciaiuoli "per la pratica che stava conducendo in corte, ove teneva un accorto procuratore" (Cagni, Vespasiano, p. 65). Pare che Vespasiano avesse chiesto all'Acciaiuoli, allora ambasciatore fiorentino presso il re Ferdinano, un appoggio per ottenere un privilegio nel mercato dei libri a Napoli, cioè per non avere concorrenti fiorentini nel commercio in terra aragonese (Cagni, Vespasiano, p. 64).