Iacobus Cardinalis Papiensis
Vespasiano suo salutem.
Carissime frater et cetera. El
Phedone di Platone che mi prestasti
l'ho già tutto scripto et ricorretto,
et manchami da scrivere:
il perché, pigliando in voi la sicurtà usata, vi priegho charissimamente
che adoperiate di farmi avere, se possibile è,
il Gorgia overamente
l'Epistole sue,
o almancho el Thimeo,
s'è traslatato cioè per
messer Leonardo. Sarete cagione ch'io non perda tempo, peroché
qua su mi dilecta non meno lo scrivere ch'el leggere, et parmi
havere d'avanzo ogni cosa ch'io ci fo. Et quanto più presto me
'l manderete, tanto ve ne sarò più oblighato. E datelo, per meno
vostra faticha, ad Andrea pettinatore, che sta in una casetta
di Piero Acciaioli et che forse vi darà questa lettera, perché
spesso ci viene a vedere. È giovane d'afidargli ogni cosa. Pregovi
m'avisiate se chostà è alchuna cosa di nuovo, et quel che è seguito
dello Studio, peroché tutto mi sarà aceptissimo. Manderè<i>vi
de' becchafichi, se ce ne fussono.
Ma
in questo anno se n'è veduti pochissimi, et maxiine qua su fra
queste montagnuole dove el vento può assai. Harete pertanto patientia,
come noi. Le proferte del venire a vederci son facte già più volte;
el mettere ad executione sta hora a voi.
Salutate per mia parte Jacopo
de' Rossi et Domenico
di Carlo, et in primis il mio Ser
Pellegrino. Et a Goro
da Legnaia mi rachomandate quanto potete.
Né altro per questa. Dominus tecum.
Ex Monte Ghufone, V idus Septembris.