Messer Giannozo Manetti a Vespasiano
salute.
Alla tua de dì 15 di questo acchade brieve risposta.
Et alla parte che di' esser passato uno mese che tu non hai
avuto mie lettere, mi maraviglio assai, perché te n'ho
scripte parecchie: d'una so che è suto facto cattivo
servigio. Ti mandai sotto quella d'Agnolo,
ti mandai per uno chavallaro degli ambasciadori che ha nome
il Ciechiajo. Et
benché, quando gli ambasciadori c'erano, mettessi tempo
assai nel far loro continuamente compagnia, non è però
che lla sera non me n'avanzasse tanto ch'io potevo sopplire
alle lettere degli amici. Et pur quando e' mi manchasse, non
resterebbe ch'io non facessi sempre risposta alle tue, perché
invero non solo che non mi rincrescha lo scriverti, ma io ne
piglio singulare piacere et conforto.
Et accepto l'offerta mi fai de' libri chiestiti della Bibbia
et De Vita Patrum.
Fallo, che te ne priegho, et faràmene piacere assai.
Ma el non far mentione dell'Avicenna
non mi pare buon segno in medicina. Ingegnati ch'io l'abbia in
ogni modo, che n'ho nicistà. Et chosì se t'achadesse
un Paolo Orosio et la Geometria
di Euclide. Et io provederò che tu harai le Vite
Mie che sono 5 in uno volume, il quale pochi dì
fa riebbi da Monsignore di Fermo.
Se di costà non le potrai havere, che ne scriverrò a Agnolo,
et alla risposta di questa te le manderò, se da Agnolo
non l'arai.
Et perché infra l'altre lettere ch'io t'ho scripto, che tu di'
non havere avute, ve n'era una che conteneva due parti, te le
riplicherò per questa. La prima, del mezo
ducato de' cartolai: et conchiudevo che gli era da mettere
a uscita, per la risposta m'avea facto Francesco,
l'effecto della quale era che di molti libri che t'avevano venduti
et non haveva mai guadagnato nulla teco; et che a due
bolognini per ducato, come si dà qua, resterebbono havere
da te di grosso.
Dissigli mio parere, et poco giovò. Ma lo n'ho di poi
parlato con Giovanni
et con lui insieme, et mostro loro che ti fanno torto et fanno
contra loro. Credo ritrarne anchora un mezo
ducato, in caso che ne rischuotino uno che dicono che
restano avere. Userocci diligenza et aviserottene. Et perché
io ti scripsi per Tomaso
che da cotesti miei haresti i ducati
5 et mezo del libro non ho paghato, e tre a messer Dieciaiuti,
come scrivesti, credendo che gli avessi nelle mani, vuolsi provedere
che gli riabbia.
L'altra:
che l'amico parente del compare nostro non farebbe nulla, benché
l'opinione comune fusse in contrario, perché chosì
haveva scripto dopo la tracta sua al predecto compare, et il
compare n'aveva conferito meco. Siché datti di ciò
buona voglia, che vedrai con effecto seguire quanto ti dissi
et dico.
A' piaceri tuoi. Che Christo di mal ti guardi.
Non dimenticare i libri et l'Avicenna,
et rispondimene qualche cosa.
Et se me ne puoi mandare niuno per Tomaso,
che partirà di chostà a pochi dì di dicembre,
fallo, che gli attendo con disiderio.
In Roma, adì
23 di novembre 1454.