Il corpus delle lettere


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I manoscritti

Molti dei codici, che a tutt'oggi attestano la storia della tradizione dei testi classici, testimoniano i modelli della ricezione e documentano la conoscenza della cultura greca in traduzione e di quella latina e volgare, uscirono dallo scrittorio di Vespasiano. Fu lui il più attivo produttore di copie manoscritte del Quattrocento, anche se, non l'unico (cfr. De la Mare, Vespasiano e i copisti, p. 83).

Se la maggior parte dei manoscritti usciti dalla bottega di Vespasiano vennero prodotti su commissione, non si deve escludere che molti codici fossero già presenti in bottega, acquistati autonomamente dal nostro libraio, presto in grado di assumere precisa coscienza su quali volumi in circolazione fossero più richiesti dai suoi clienti. Lo attesta anche l'autonomo acquisto di alcuni esemplari della biblioteca dei francescani di Lucca, destinati solo parzialmente a San Marco, la frequentazione della bottega da parte di umanisti, che vi si recavano per compulsare codici, o ancora le numerose proposte di vendita che Vespasiano rivolge ai suoi corrispondenti: esse ci lasciano intendere che il nostro libraio possedesse già volumi disponibili per i suoi committenti.

È necessario anche rilevare che, rispetto alle richieste di volumi da parte dei clienti, Vespasiano si limitava a rintracciare gli esemplari, per destinare poi il compito della copia a scriba e miniatori esterni.

Non solo poi fu procacciatore di manoscritti, ma, come si evince dalle lettere, anche di materiali (cuoio, pelle, pergamena, inchiostri), e, in quanto "cartolaio", esecutore di legature.

Non sempre è facile quindi riconoscere un prodotto della scuola di Vespasiano, in quanto, per molti codici, non è chiaro a quale livello possa essersi definito il suo intervento rispetto alla catena della produzione manoscritta. La difficoltà aumenta anche perché non solo non risultano documentate, vale a dire denunciate, le copie trascritte dalla sua scuola ma nemmeno sottoscritti molti degli apografi da lui prodotti o venduti. Quasi certamente le ragioni di questo silenzio vanno rintracciate in motivi di ordine fiscale; potremmo ipotizzare una forma di evasione, esercitata per ridurre il peso della tassazione.

Va anche rilevato che Vespasiano non esercitò mai l'arte del copista e non è nemmeno possibile identificare una sorta di 'marchio di fabbrica'. Ad aiutare nell'identificazione è però una pratica adottata da Vespasiano, e dalla sua scuola, prima ancora dell'avvento della stampa: una sottoscrizione che anticipa il colophon dei libri a stampa. Dalle note di possesso degli acquirenti, o dalle sottoscrizioni, alcuni codici risultano venduti da Vespasiano, pur non essendo stati prodotti dall'officina del Bargello; sottoscrizione però assente nei codici prodotti su richiesta dei committenti, quando l'esigenza della segnalazione della copia non era necessaria.

La scuola non possiede un unico stile. I molti "dipendenti", su cui tante informazioni ha raccolto la De la Mare, hanno caratteristiche autonome; seppur sia possibile individuare un progetto iconografico che si ripropone in modelli ricorrenti: iniziale miniata, bordo decorato su tre lati attorno al testo, scrittura umanistica o semi-umanistica, codici in pergamena, decorazione a "bianchi girari", spesso spazio bianco per l'inserimento dello stemma del committente, inseribile su richiesta, due colonne di testi per le opere patristiche e medioevali, talora scrittura gotica per i testi scolastici.

La possibilità di utilizzare un medesimo sistema di copia è dettato dal fatto che spesso i clienti lasciavano a Vespasiano il compito di scegliere materiali, tipo di scrittura, ornamento, confidando nell'abilità del libraio.

Si evince dalle lettere una particolare cura per la qualità "tecnica" (miniature, legature, coperte) ma anche un'attenzione speciale al dato filologico (per es. "sane et emendatum" [lettera 2]; "lle rischontra" [lettera 16]). Contini dice che "era imprenditore di merce di lusso, curata nell'esterno più che filologicamente, sontuosa di miniature" (Contini, p. 465). In realtà è ipotizzabile un'attenzione, riscontrabile dal vocabolario usato, al testo filologicamente attendibile e di buona fattezza.

La tipologia dei codici che si evince dal carteggio, e che rispecchia le caratteristiche tipologiche della totalità dei prodotti usciti dalla bottega, riflette la varietas del gusto dominante: un'attenzione speciale alle recenti scoperte, la consapevolezza della produzione coeva, testi greci in traduzione, testi classici latini, testi patristici e cristiani, testi volgari.