Messer Giannozo Manetti a Vespasiano
salute.
Honorevole come fratello et cetera. Quanto più considero le laudabili
conditioni della mia charissima donna, tanto più mi duole averla
perduta; et quanto maggiore affectione le portavo, tanto più cocente
m'è la doglia della perdita; et quanto maggior danno ne riceve
la mia famiglia, tanto più mi tormenta il cognoscere d'averla
perduta. Et nientedimeno, perché questi casi sono naturali et
non hanno altro rimedio che il sopportargli con patientia, m'ingegnerò
di recarmi sotto questo giogho. Benché molto difficil sia chosì
ne' principij, pure mi sforzerò di farlo, perché cognoscho che
gli è gran vantaggio da farlo per tempo ad indugiarsi. Et una
cosa è quella che, oltra l'altre, grandemente mi conforta: et
questa è l'esser morta con optimo conoscimento et con virile animo
infino al passare: che è gratia in que' casi da riconoscerla solo
da Dio. Et il pigliarne presto partito farò, sì perché altro rimedio
non c'è, sì etiandio per confortare per lo exemplo mio la brighata
rimasa, et anchora invitato da' dolci et amichevoli conforti che
per la tua de dì 21 mi dai, de' quali quanto più posso ti ringratio.
Et prieghoti che attenda un poco a confortare Agnolo, quando
lo vedi. Et racchomandoti strettamente il mio Giovannino. Et
a Pandolfo mi scuserai del non fare risposta alla sua, perché
mi truovo in brighe et in occhupationi assai. Che attenda come
gli pare alla emendatione di quella oratione funebre in quelle
parti dove gli pare che n'abbi bisogno, ché alla sua discretione
la rimetto. A' piacer tuoi. Che Christo di male ti guardi.
In Napoli, adì 31 di maggio 1457.