Messer Giannozo Manetti a Vespasiano
salute.
Poiché ne' giorni passati ti scripsi del gran fragello d'uno spaventevole
et inusitato tremuoto, che sabato a dì 4 di questo,
di nocte, in su 11 hore, apparì in gran parte di questo paese,
con tanti danni di rovine di case, di palagi, di chiese, di sobissamento
di terre, di castella et di città, et con grandissima occisione
d'huomini, ricevetti la tua con la 'nformatione de' gesti del
nostro messer Giannozo Pandolfini.
Et inteso la voglia tua et la richiesta mi fai dello scrivere
oratione funebre, ti lodo et commendo della singulare
affectione portasti a' costumi et alle virtù sue.
Et
perch'io mi trovo in simil grado d'affectione, sono contento
pigliarne la faticha dello scrivere, sì per sodisfare
al debito della affectione gli portavo, sì anchora per
compiacerne a te, considerando la maniera della richiesta me
ne fai. Et però ho avuta chara la informatione mandatami.
Ma perché sono cose da scriverle con qualche dignità,
altrimenti farebbono il contrario effecto al disegno se ne fa,
vorrei m'avisassi di due cose intra l'altre: la prima, del tempo
che nacque; et la seconda, del nome della donna sua; et chosì
anchora se ti paresse avere lasciato indrieto cosa alchuna degna
di memoria. Et incontamente ch'io n'arò la 'nformatione,
in forma tale te la manderò scripta, ch'io credo mostrare
a te et a qualunche altro la singularità dell'affectione
gli portavo, come per experienza vedrai.
A' piacer tuoi. Che Christo di mal ti guardi.
In Napoli, adì
14 di dicembre 1456.