Exhortatione di Vespasiano
alla Caterina de' Portinari,
donna d'Agnolo Pandolfini.
Io non so se pigliando a scriverti, mosso dal singulare amore
ho sempre portato a Agnolo
tuo marito et a tutta la Casa sua, sendo a me cosa nuova et
aliena dalla mia professione, et so che saranno alcuni che forse
mi biasimeranno: nientedimeno userò l'ufficio del
fedelissimo amico di ricordare a te sua donna tutte quelle cose
che si convengono a una pudicissima et honestissima fanciulla,
che infra' mortali tu sia gloriosa.
Molte saranno che nel parlare et ne' consigli ti daranno, tutti
saranno alieni a quello si conviene alle pudicissime fanciulle:
vanità, vestimenti, ornamenti del corpo; tutte cose externe
et impertinenti alla pudicitia. È sententia probatissima che
pochi huomini o donne sono, che vadino drieto al vero et giusto
governo et a quello che si conviene a una generosissima fanciulla
come tu; benché sendo tu allevata sotto la disciplina
materna, che sempre è stata volta alla via della inviolabile
virtù, come ha dimostro ne' sua laudabili portamenti
et mentre viveva el marito et di poi, rimanendo giovane vedova
di non molti anni:
ha voluto stare nello istato della sanctissima
viduità et ha allevato sì degna famiglia come
ha facto con tanta pudicitia et continentia quanto è
vivuta et vive; meritamente è da essere honorata, come
dice San Pagolo: Honorate le vedove' quelle che vere vedove
sono. Dallo exemplo suo non ti puoi iscusare, perché
te l'ha dato degno d'imitatione in tutti e gradi, così
nel matrimonio come nella viduità. Ricordati che non
l'essere nata di generosissimi parenti né ornare el corpo
o il viso con lisci riprendendo la figura che ha facto l'omnipotente
Iddio et volerla transmutare: questo è l'ufficio del
più delle donne de' tempi nostri et in questo è
tutto el loro studio pieno di vanità. A te bisogna essere
ornata di pudicitia et honestà et di molte sanctissime
opere, acciò che tu renda gratie al tuo Creatore, che
non solo t'ha creata per questa peritura vita, ma per la eterna.
A te non mancherà havere chi imitare,
oltre a tua madre. Vai in una Casa che sempre è stata
et è ornamento degli huomini et delle donne degne d'exemplo
della nostra città. Et volessi Iddio che così
si vivessi nell'altre case come sempre s'è facto in quella,
che beate si potrebbero chiamare! Hai ancora per tuo exemplo
la madre d'Agnolo
istata sempre specchio d'honestà et continentia. Rimase
giovane et bellissima del corpo, nella morte del suo marito,
con tanta copia di figliuoli maschi et femine, et sempre è
vivuta con grandissima continentia. Sarà a te in luogo
di madre. Non ti partirai da' suoi consigli et pareri, come
a te si conviene.
Io non ti metterò innanzi per exemplo, havendo tu questi,
Madonna Baptista de' Malatesti,
donna singularissima che nel tempo viveva el marito suo fu exemplo
a tutto el mondo di grandissima honestà;
di poi morto, dette parte delle sue substantie
a' poveri, et facto questo se n'andò in uno monasterio
di donne sanctissime et quivi volle finire la vita sua sanctissimamente.
Né ti metterò innanzi madonna Cecilia
della Casa da Gonzagha bellissima di corpo quanto nessuna
che fussi della sua età; fu maritata a uno grandissimo
signore d'Italia et nel tempo ne dovea andare a marito si fuggì
di casa del padre che era marchese di Mantova, et né
prieghi paterni né materni la poteron mai muovere dal
suo sanctissimo proposito, ma stette in questo sanctissimo monasterio
tutto el tempo della vita sua et volle essere la minore di tutte
in ogni cosa, et quivi volle morire, stimando più la
vita futura che la presente.
Io non ti metterò innanzi la
sanctissima et immaculata virgine
Catherina, della quale tu porti in terra el nome suo,
che per conservatione della sua virginità volle mettere
la propria vita. Né dirò nulla di Sancta
Lucilla virgine, che per conservare la sua virginità
si cavò gli occhi et missegli in uno bacino et mandogli
a colui che gli disiderava, dicendogli: Eccho quello che tu
hai amato. Et a questo modo lo fece rimanere confuso. Né
ti dirò nulla di Cicilia
virgine, che sopportò tante pene per conservarsi
intacta et immaculata, come fe'. Né dirò nulla
di Reparata virgine,
che essendo d'età d'anni dodici, innanzi al tiranno,
promettendogli molti tesori, gli rispuose: Io sono d'anni dodici;
a me basta questa vita transitoria havere veduta, ma l'altra
che è beata spero vederla et possederla.
Non dico nulla di infinite donne christiane, che per zelo della
religione andavano a' tiranni con i proprii figliuoli in collo,
et quivi confessavano el nome di Christo et per lui dicevano
volevano morire; et così facevano.
Non dirò nulla d'infinite donne
hebbon gli Ebrei, né della sanctissima Judith,
né della fortissima Susanna:
ne dirò nulla, a confusione de' christiani. Et se conoscerai
che le donne paghane habbino havuto delle virtù non sono
in te, di quelle riprenderai te medesima, et nella tua mente
desta la vergognia che una donna pagana habbi vinta una christiana
ne' costumi, pudicitia et in constantia et in qualunche altra
virtù t'abbi superato. Isfòrzati di superare lei
giusta a tuo potere! Vedi: non dico nulla di Portia
figliuola di Catone
et moglie di Bruto
vendicatore della romana republica. Mettiti innanzi agli occhi
la sua pudicitia, la sua constantia, la sua inviolabile fede
et integrità la quale portò a Bruto
suo marito; et haveva facto fermo proposito d'essere con lui
in ogni caso, così prospero come adverso.
Et a dimonstrare la sua constantia,
non dico del coltello ignudo che in presentia del marito si
passò el braccio da uno lato a l'altro, dicendogli di
poi innanzi gli aprissi el suo secreto, che s'el padre gliel'avessi
dato solo per essere sua compàgnia nel lecto et non in
ogni caso della fortuna, che ella non harebbe mai consentito.
Né dirò nulla di questa constantissima donna,
che sendole nuntiata la morte del suo marito che gli era suto
morto in battaglia, subito corse al fuocho et prese carboni
accesi et mèssesegli in gola, et così volle morire,
veduto morto quello a chi l'aveva dato la sua inviolabile pudicitia.
Né metterò lo exemplo di Curia romana, donna pudicissima
et fedelissima al suo marito, ch'ebbe tanto animo che, essendo
confinato, lo nascose nella propria casa et quivi lo tenne più
tempo tanto che lo salvò;
et mai lo manifestò a persona,
ma per meglio occultarlo andava in senato, in foro et per le
piaze racomandando il suo marito agli amici et parenti, et piangendo
amaramente scapigliata lo racomandava, et in questo modo lo
salvò. Infinite donne romane ha havuta quella republica
degne d'exemplo e d'imitatione.
Hora ti metterai dinanzi agli occhi quelle che ti parranno più
da essere imitate et quelle imiterai. L'animo tuo inviolabile
e 'l tuo casto amore al tuo marito preserverai infino alla tua
fine et farai quello che a una pudicissima et honestissima fanciulla
si conviene. Saranno molti che ti diranno et a tua madre et
a te che tu facci varie spetie d'ornamenti: chi ti dirà
che tu facci ornamenti alle braccia, che dagli antichi erano
chiamate armille; chi ti dirà che tu faccia ornamenti
a pie' della vesta, che erano chiamati apresso gli antichi fimbrie
et usavansi da' sacerdoti a pie' de' paramenti; chi ti dirà
dell'ornamento intorno al collo et chi anelli di dito, che tutte
sono cose mortali et caduche, che presto vengono meno.
Piglierai questi admaestramenti et
exempli de' sacri et de' gentili, i quali saranno gli ornamenti
ch'io t'ho posto innanzi. Sono perle, rubini, balasci, thopazii,
diacinti et ismaraldi et diamanti; et sono le vestimenta t'ho
monstre tutte piene d'oro, di perle et di gemme, che si possono
portare per tutte quelle le vorranno, et né mai per morte
d'igniuno tuo parente bisogna che te lo cavi nella presente
vita; et dopo la tua fine, vestita del pallio della immortalità
tutti questi ornamenti, in sempiterno gli possederai. I vestimenti
mortali et le gioie che harai in questa vita, come cose terrene
et mortali presto l'arai a llasciare.
Piglia adunche i perpetui et veri, et lascia i mortali et caduchi.
Così faccendo, beata et felice ti chiamerai nella presente
vita, et sarai facta dopo la tua fine hereda della heredità
superna, insieme con le immaculatissime virgini et colle pudicissime
et sanctissime donne.
In Firenze, adì
10 di dicembre 1480.