Clarissime atque eloquentissime Vir, post recomendatione premissa
et cetera.
Egli sono più dì ch'io avevo finita la prima
Decha e solo mi restava a choprilla.
Avevo fatti tigniere cierti chordovani
e non mi erano riusciti a mio modo; e per questa cagione avevo
detto a Gentile
faciessi venire una di quelle erano a Chafagiuolo.
Avevami detto fallo; siché bisognia, se vvoi volete si finischa,
facciate abbi detta pelle, che ggià
l'arei finita, avendola aùta.
Il Prinio
attendo ognindì ser
Benedetto
me lo mandi. Questo è qui, è
quasi miniato e
del chontinovo si fa. Credo sarà finito della settimana
che viene, e subito
<che> l'arò, lo finirò di tutto
quello ho a ffare.
Le Vite
il simile si seguitano chon grandissima dificultà che
cc'è <a>
avere questi benedetti exenpri;
niente di mancho ne fo ogni chosa che non si abbia a stare,
e che questo libro abbi expeditione. Aspettone da Ferara tre
da Guerino
che mmi manchavano, che mmi dicie avelle fatte scrivere, e che
lle rischontra,
e subito
<che> saranno finite le manderà.
Alamanno attende a
traducere quella
d'Agis e Cleomenes, ed hanne fatto
parte; dicie in su il principio fu dificile, ora è facilissima,
e che ll'arà fatta il più presto fia possibile.
Se niente altro ho a ffare vi piaccia, avvisatemene e farollo
di buona voglia. Ad voi mi rachomando.
In Firenze, adì 19 d'aprile 1458.
Vespasiano di Filippo cartoraio
[a
tergo]
<Clarissimo at>que eloquen<tissimo viro> Piero di
Chosi<mo de' Medi>ci maiori suo <honorando>.